Archive for October, 2016

Iran

Heat and Hospitality 

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Sweet tea
White sugar cubes between tight teeth
Wide smiles, questioning eyes
Open hearts, open houses, flat bread and
sticky sauces
Low houses, mud , straw, knitted stone walls,
silver roof tops
Soft fragrant herbs, mysterious grasses
Hand cut hay in neatly wound bundles
Steep slopes, summer harvest
Stark mountains layered grey and rusty
Rice valleys
Heavy white heat, hot splintered nerves,
cool whistful breezes
Night visits, torches, worried voices
Do you have enough water, naan?
Come to my house, cool down, clean up
Farsi? Kurdi? Turkish? English no speak!
Wide carpets, bare feet….Share the evening

When people told me that Iran is the most hospitable country, i couldn’t imagine to what extent. I feel truly humbled by the kindness and open heartedness shown to us throughout the country.To thank all individually would need a long list and good memory, so here are but a few of our new found friends: Thank you Maryram and Mojgan two young students who fed us and unexpectedly entertained us with volley ball, shooting practice and visits through hazelnut orchards. Thank you Mayram and Majid photographer and musician, for your bubbling energy and enthusiasm,sweet Persian melodies and passionate, humorous and intelligent conversation, and of course for our guided tour around Quazvin.Thank you to our beautiful Mashad family, who put up with us for almost two weeks! Mr Zarif with his quick humor and efficient practical ways, to Sayareh for her big heart and smile and her many stories and delicious omlettes, and thank you Davoud filmmaker and screenwriter for your good company, exchanges and continuing friendship….we really hope to bother you again in the near future! Thank you Abdol Hoseyn Vahab Zadeh for letting our children play in your unusual oasis in the centre of the city, and allowing us to pry into the daily routine of the Natural school ,thank you too Mahsa and Terme.Finally thank you Ali for your help, for a warm meal and a friendly ear in a difficult moment. Thank you to Ramnaz and her family in Zaidan who heroically stayed by our side under the hot sun and solved our problem with prompt phone calls late into the night.……Marbani

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Giulio:

Tutti i giorni

Il cavallo di Allah

Vola su,su,su,su su,su

Con gli uccelli

Ed entra con gli uccelli

Nel cancello del cielo

 

 

 

L’aria e’ fresca ma infinita
il fuoco e’ bollente ma intelligente
e gli umani sono stupidi
ma invincibili

 

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Il mondo e’ la testa di un gigante

che cammina nell’ universo

e quando facciamo le strade

gli rasiamo i capelli

 

Luca:

Esattamente 20 anni fa sono passato per questa stessa frontiera Dogobaiaz/ Tabriz, che separa Turchia ed Iran, ma in direzione opposta rientrando dal subcontinente Indiano in sella ad una vecchia e rombante Royal Enfield acquistata a Delhi dopo aver venduto il biglietto aereo che avrebbe dovuto riportarmi a casa. La gigantesca immagine di Komehini che brucia la bandiera americana dipinta sopra il grande cancello della Repubblica Islamica Iraniana e’ solo un ricordo lontano nella mia memoria. Ora anche qui il ‘poitically correct’ ha preso il sopravvento e tutto e’ moderno, pulito, ed efficiente oltre modo….. niente piu’ guardie rivoluzionarie in camicia nera e barba curata, niente piu’ slogan anti imperialistici. L’imperialismo del resto ha vinto e la mela di Cupertino fa capolino qua e la ovunque…..

Tutto scorre perfettamente, la rinomata gentilezza iraniana supera i miei stessi ricordi e in poco piu’ di un ora siamo liberi di continuare il nostro viaggio. Il caldo di meta’ luglio in questo altopiano vulcanico, coperto di rocce nere ci spinge subito tra le  montagne che circondano la zona e in pochi chilometri siamo a quota 2500 metri. L’aria e’ piacevole il cielo e’ blu intenso e i prati un po rocciosi mi ricordano l’appennino. Sono giorni di riposo dopo la pazzesca corsa attraverso la Turchia…… tutto rallenta e il ritmo  del nostro normale viaggiare cala,  deviato dai continui inviti che riceviamo. E’ un viaggio tra la gente che  incontriamo e ci fermiamo ovunque ci viene offerta ospitalita’: a casa di un tecnico di radiologia da tempo in pensione con pochi denti ancora saldi e tanta voglia di parlare, da due giovani studentesse con la passione del fucile e tanta curiosita’ per il nostro luccicante occidente, da un simpatico contadino con tanta uva e frutta nei terrazzi strappati a forza dai suo antenati alle costole ripide della montagna e da Maryam e Majid che ci hanno accolto come vecchi amici nella loro casa di Qazvin tra meravigliosi strumenti a corda costruiti e suonati con suprema maestria da Majid.Le sue melodie persiane hanno accompagnato le nostre sere fatte di intense discussioni e racconti reciproci. Di queste lunghe sei settimane ricordero’ nel tempo forse solo le tante persone che con sincerita’ ci hanno aperto le porte delle case, senza scrupoli e senza forzature ….. ricordero’ Mr. Zarif e la sua straordinaria famiglia, la risata piena di vita di Sayareh, e il pragmatismo di Davoud che mi ha mostrato un Iran illuminato e moderno purtroppo compresso dal potere dogmatico, irrazionale e miope. Il lungo tragitto da Mashad, la citta’ simbolo dei pellegrini dell’ Immam Reza, e il confine con il Pakistan, nel  Balucistan, terra marginale di trafficanti e faccendieri, e’ occupato dal grande deserto di Kevir e di Lut , che ci ha catturato riaccendendo in noi la smodata e incontenibile passione per questi spazi incontaminati e solitari. Per giorni abbiamo girovagato tra pianure deserte di ciottoli e cordoni di dune, intervallati da villaggi di nomadi abbandonati, lungo vecchie tracce segnate solo sulle mappe militari Russe che ci accompagnano da anni, rimpiangendo un po’ di essere qui nella stagione calda, sbagliata per una lunga traversata di questo splendido deserto.La solitudine del deserto ha magicamente imprigionato l’intimita’ della nostra famiglia, senza veli , senza obblighi e senza falsi pudori. Gli ultimi giorni, nel caldo rovente del Balucistan, forse sotto l’effetto di una malaugurata maledizione le nostre ruote hanno cominciato a perdere pezzi, una dopo l’altra in un susseguirsi angosciante di forature ed esplosioni…… rendendo il tragitto alla frontiera del Pakistan un’odissea…..piena anche essa pero’  di piacevoli incontri e sinceri aiuti.

Oggi a distanza di 20 anni dal mio primo viaggio in Iran posso solo confermare che questa antica terra, ricca di storia cultura e tradizioni non ha assolutamente perso la sua identita’ e il suo carattere nonostante le pressioni e le forzature subite.

 

Lusira:

 

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Siamo finalmente in Iran. Povera Fedra deve tenere la pipi. Dalla dogana si vede il Monte Ararat dove c’e’ sempre la neve. In Iran tutte le donne devono tenere le fasce sulla testa per legge….quante complicazioni!

_dsc8003Ci sono delle cose che mi mancano dalla casa 

Mi manca Sukki con i suoi occhi grandi e verdi e il suo muso bagnato, e il suo odore di muschio.

Mi manca il mio tessuto con cui vado su, su, su e da lassu vedo il sole che tramonta.

Mi manca il circo dove imparo tante cose_dsc8004

Cosa penso dell’ Iran:

Mi e’ piaciuto dell’ Iran fare il pane nella sabbia . Mi e’ piaciuto quando e’ venuto un signore abbastanza anziano e ha cominciato a parlare in Farsi che e’ la lingua che parlano in Iran, pero’ noi non capivamo niente , ma, lo stesso, papa’ diceva sempre si,si,si,si. Avevamo gia’ cenato e eravamo pronti per andare a letto quando ha bussato alla porta di nuovo il signore, questa volta con un altro signore che sapeva parlare Inglese, e ci ha invitato a casa suo, pero’ noi eravamo gia pronti per andare a letto. Allora ci siamo rivestiti e siamo andati nella cabina avanti. Alla fine pero’ e’ stata una serata abbastanza piacevole a bere il te’ e mangiare il melone a mezzanotte. Mi e’ piaciuto andare a Mashad ed incontrare delle persone molto ospitali. Mr.Zarif raccontava sempre storie buffe e Sayareh che rideva sempre quando raccontavamo le storie. Davoud che cucinava e che da piccolo pensava che era una cosa che non doveva fare. Ho visto la tomba di Imam Reza sempre piu’ pieno di persone, con persone che lo toccavano e piangevano.

 

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